LAVORARE SULLE PAURE
AFFRONTANDO IL MIO TIMORE DEL MARE PROFONDO
Amo il mare… la sua superficie sempre mutevole, il suo fondale misterioso, il profumo che emana, il magico rumore dell’onda che lambisce la riva… Tutto di esso mi ispira. Mi attraggono i suoi abitanti, mi ammalia la sua vegetazione ed i miei sentimenti risvegliano in me l’immaginazione di una bambina che, mentalmente, crea scenari fantastici, dove è possibile la convivenza e la sintonia con esseri apparentemente tanto diversi.
Nell’immensa distesa d’acqua, che mi piace rimirare a lungo, ritrovo una parte importante di me stessa.
Molti anni fa mio fratello, istruttore sub, aveva cercato di realizzare il mio sogno portandomi ad immergermi nelle acque dolci del lago, allo scopo di raggiungere una statua dedicata a Gesù posta sul fondale.
Tutto era andato liscio, sino a quando un raggio di sole filtrato dall’acqua non aveva illuminato la statua, facendomi percepire nettamente la profondità che avrei dovuto raggiungere per poterla toccare e scatenando in me un attacco di panico. Avevo quindi tirato il boccaglio e pinnato velocemente verso la superficie, con l’ansia di raggiungerla nel più breve tempo possibile.
Da quell’episodio, nonostante la passione per questo elemento naturale di straordinaria bellezza, non avevo più avuto il coraggio di riprovare. Ma questo limite, questo ostacolo, ha sempre rappresentato per me un grande cruccio e un profondo fastidio, e già da tempo avevo pianificato il momento in cui mi sarei dovuta impegnare per venirne a capo. Finalmente quest’estate, al mare, ho preso il coraggio a quattro mani e mi sono fatta condurre sul fondale da un esperto sub che, con tanta pazienza, mi ha accompagnata in quell’elemento straordinario.
Non è stata una passeggiata, e devo ammettere che in diverse occasioni – prima e durante l’immersione – ho avuto la fortissima tentazione di mandare tutto a monte. Ogni più piccolo stimolo sensoriale pareva risvegliare in me il terrore che avevo sperimentato molti anni fa e sentivo il panico costantemente in agguato. Tuttavia, sapevo con certezza che solo venendomi a trovare nella precisa situazione che provoca in me queste sensazioni, potevo avere l’occasione di intervenire in modo definitivo e completo, andando a rivivere il momento incriminato ed estirpandone così tutti quei nodi energetici che mi limitavano e mi privavano del piacere di esplorare un mondo che amo profondamente. Man mano che portavo avanti la mia esplorazione e, parallelamente, il mio lavoro interiore, sentivo che la paura si allontanava, lasciando spazio ad un ritrovato senso di profonda fusione con l’elemento acqua e con i suoi tesori nascosti. Una rinnovata gioia si espandeva in me, unita al sollievo di una piccola vittoria personale.
Se sono riuscita ad arrivare in fondo a questo primo atto di “riconciliazione” con la profondità del mare, devo certo ringraziare anche la professionalità e la pazienza di chi mi ha accompagnata e di chi mi è stato di supporto durante tutte le fasi dell’esperienza. Terminata l’immersione, un lungo pianto liberatorio ha dimostrato, se ce ne fosse stato bisogno, quali profonde corde fossero state toccate dentro di me.
Non so ancora se l’esperienza vissuta abbia estirpato il problema in modo completo, ma è significativo che già subito dopo io sentissi il desiderio di riprovarci, quanto prima. E questa sensazione non si è affievolita!
Ho voluto cogliere l’occasione di questa mia storia personale, per rimarcare il fatto che, per quanto profondi e giustificati possano essere i problemi e le paure che ci affliggono, esiste sempre una strada per scioglierli… Basta avere il coraggio di affrontarli, la costanza di lavorarci sopra a lungo e, possibilmente anche… la padronanza di un metodo di lavoro potente ed efficace!
(Rif.: ESPIRA B025)