COME ESSERE L’ADDESTRATORE “SPIRITUALE” DI UN CANE
QUANDO L’AMORE UMANO INCONTRA L’AMORE ANIMALE
La visione spirituale ci spinge a considerare con attenzione i rapporti che si instaurano tra gli animali domestici ed i loro padroni, per scoprire che il benessere degli uni dipende spesso in modo profondo da quello degli altri, e viceversa.
Una persona che seguo da molti anni ha adottato nel 2017 una cagna di nome Bea (uno spinone con sangue misto), molto bella ed esuberante, ma in parte problematica. L’animale proveniva dalla Sicilia e aveva quasi certamente alle spalle un’esperienza di randagismo, che l’aveva portata ad atteggiamenti di paura, distrazione e diffidenza, che assumevano talora una componente di disobbedienza e anche di aggressività.
L’adozione stessa si era svolta con modalità e tempistiche tali per cui appariva evidente che la “scelta” fosse stata compiuta in buona sostanza dalla cagna ed io, essendo frequentemente in contatto con entrambe, non avevo tardato ad osservare come tra padrona e animale si fosse pian piano andato formando un rapporto fatto di sottili e significative risonanze. I primi tempi erano stati molto duri, e c’era stata la tentazione di restituire l’animale. Intenzione poi accantonata anche dietro mio consiglio, dato che vedevo con chiarezza l’intenzione da parte di quello spirito di affiancare in qualche modo la padrona in un percorso evolutivo comune.
Dopo svariate esperienze con diversi addestratori, la mia conoscente ha deciso di partecipare – per due anni consecutivi – ad una settimana di campo addestramento al mare, in Toscana, con un gruppo di cinofili. In entrambe le occasioni mi ha chiesto di unirmi a loro, sia per avere un po’ di compagnia, sia affinché potessi fare in tranquillità dei lavori con lei e il suo cane.
Lo scorso anno, l’esperienza del campo, pur positiva, non aveva avuto grande efficacia. Avevamo scoperto che Bea ha una notevole paura dell’acqua e inoltre si era instaurato un’atmosfera di eccessiva competitività con gli altri cani (tutti rigorosamente di razza). Per di più non mi era stato possibile lavorare in modo sistematico. Il cane aveva fatto qualche timido progresso, ma restava sostanzialmente indocile e si disperava di riuscire a cavarne qualcosa di buono.
Quest’anno abbiamo ripetuto l’esperienza e, grazie ad un contesto più favorevole, ho potuto lavorare a fondo sulla padrona e, soprattutto, sull’animale. Di mattina, mentre loro erano in acqua e, successivamente, in pineta a frequentare i corsi e gli esercizi, mi connettevo energeticamente con Bea e cercavo di capire come esserle di aiuto. Gli sforzi si sono infine concentrati su due filoni diversi.
Da un lato mi è sembrato fondamentale farle vincere la paura dell’acqua. A tale scopo facevo “vedere” a Bea – cane spiccatamente di terra – la superficie ondosa del mare sotto forma di una verdissima prateria mossa dal vento, facevo sì che respirasse aria e ossigeno energeticamente impregnate dell’elemento Terra, creavo in lei mentre sguazzava sul bagnasciuga un’idea di stabilità sotto le zampe…
Dall’altro lato lavoravo su tutto un retaggio di esperienze passate che avevano prodotto un nucleo di rigidità, diffidenza, distacco. Qui era fondamentale lavorare in parallelo anche sulla padrona, perché mi ero resa conto che tendeva ad alimentare ulteriormente questo atteggiamento del cane, forse anche a causa di un nascosto senso di inferiorità dovuto al fatto di trovarsi tra cani di razza già molto ben addestrati.
Per migliorare la resa di Bea nell’esecuzione degli esercizi, infine, le ho suggerito la connessione tra il riporto degli oggetti e l’aiuto alla padrona… Il cane ha affrontato gli esercizi di riporto e di ricerca con la ferma convinzione di dover prestare soccorso alla padrona in difficoltà e… il risultato è stato che è risultata la migliore tra tutti i cani del campo! Senza contare che uno degli ultimi giorni è riuscita a tuffarsi senza problemi da un tappetino e che nel tardo pomeriggio giocava felice cercando di mordere le onde alte del mare, cosa mai vista sino a quel momento… Anche il sorriso della padrona al termine della vacanza è stato il più bel coronamento per una settimana magica!
Questo tipo di lavoro, che ho dovuto interpretare con una buona componente di improvvisazione, mi ha regalato grandi soddisfazioni. Credo, soprattutto, che possa diventare un interessante spunto di riflessione, per capire la meravigliosa complessità di questo nostro mondo – ove tutto è in relazione con tutto – e quanto sia velleitario pretendere di risolvere i problemi se non li si considera nel loro contesto più ampio e, spesso, imprevedibile.
(Rif.: ESPIRA B008)